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Gravidanza

Placenta previa

Placenta previa

Si tratta di una condizione in cui l’inserzione della placenta o di una sua parte avviene in corrispondenza della cervice piuttosto che della parte superiore della parete uterina. In caso di placenta previa, la placenta si trova letteralmente “davanti” alla testa del bambino. Ciò significa che la placenta occupa una posizione tale da bloccare l’uscita del bambino dall’utero materno, creando una barriera insuperabile. La placenta previa si verifica in circa 1 gravidanza su 200.

Il primo segno che una madre potrebbe essere affetta da placenta previa è una perdita vaginale indolore, nella maggior parte dei casi attorno alla 30a settimana di gravidanza, sebbene talvolta possa verificarsi prima. Spesso la placenta previa viene diagnosticata durante un’ecografia e senza che la madre abbia ancora manifestato alcun sintomo.

Sebbene a inizio gravidanza sia frequente che la placenta si attacchi in una zona piuttosto bassa dell’utero, con il procedere della gravidanza l’utero si espande e la placenta tende a spostarsi verso l’alto. In generale, anche se a una madre è stata diagnosticata la placenta previa, non si verifica alcun problema fino al terzo trimestre.

La parte inferiore dell’utero si dilata per fare spazio al bambino che cresce. Tuttavia, dilatandosi, può lacerare una parte della placenta. Ecco perché talvolta è difficile stabilire se una madre è affetta da placenta previa o se invece la placenta si è distaccata dalla parete uterina.

È sempre grave?

La placenta previa può essere classificata come parziale oppure completa. Se è parziale e la cervice risulta coperta soltanto dal bordo inferiore della placenta, talvolta rimane spazio sufficiente per il passaggio della testa del bambino. Ciò significa che un parto vaginale è comunque possibile. Tuttavia, se la placenta copre l’intera cervice, il parto con taglio cesareo diventa l’unica opzione.

Nei casi di placenta previa completa o quasi completa, ci sono elevate probabilità di perdite di sangue a carico della madre prima o dopo l’inizio del travaglio. Essenzialmente, più la placenta è vicina alla cervice della madre, maggiori sono le probabilità di perdite di sangue. La placenta è un organo di dimensioni cospicue e ricco di grandi vasi sanguigni. Se non è saldamente attaccata alla parete uterina e i vasi sanguigni non sono del tutto integri, è inevitabile che si verifichino perdite attorno alle zone non fissate correttamente.

Perché si verifica?

Il motivo preciso non è chiaro. Nelle primissime fasi della gravidanza la placenta, che dovrà fornire al bambino ossigeno e sostanze nutritive, si attacca all’utero. Nella maggior parte delle donne, la placenta si salda nella posizione corretta e non si verificano problemi. La placenta previa è più probabile nelle seguenti categorie:

Donne che hanno già avuto altre gravidanze

Donne che hanno subito interventi chirurgici all’utero, per esempio un raschiamento o un taglio cesareo

Donne mature

Donne incinte di più di un feto, a causa dell’affollamento all’interno dell’utero

Donne fumatrici

Donne affette da altre anomalie della placenta

Come faccio a sapere se sono affetta da placenta previa?

L’unico modo per scoprirlo è mediante ecografia. Uno degli obiettivi delle ecografie gestazionali è proprio quello di verificare la posizione e le dimensioni della placenta. Se viene diagnosticata una placenta bassa o previa, si procede a un monitoraggio più stretto. Ecografie regolari sono spesso raccomandate per capire se la placenta si sta spostando verso l’alto man mano che l’utero si espande. I segni della placenta previa comprendono:

Perdite di sangue di colore rosso acceso dalla vagina. In genere, si tratta di perdite indolori e il sangue appare molto fresco.

Il feto si trova in posizione podalica (con le natiche in avanti invece che la testa) o in posizione trasversale (cioè orizzontale rispetto all’utero). Ciò si verifica perché lo spazio uterino normalmente dedicato al bambino risulta già occupato dalla placenta. Esaminando l’addome materno, il ginecologo o l’ostetrica verificano la posizione del bambino.

Se si è sofferto di placenta previa in una precedente gravidanza, occorre fare ancora più attenzione.

Quali sono i rischi della placenta previa?

A carico della madre:

Perdite di sangue eccessive e difficili da controllare

Cambiamento del tipo di parto previsto (il parto con taglio cesareo diventa l’unica opzione)

Parto prematuro e rischi associati

In casi estremi, se la placenta non si separa dalla parete dell’utero, può rendersi necessaria l’isterectomia

Shock causato dalla perdita di sangue

A carico del bambino:

Nascita prematura e rischi associati

Insufficiente apporto di ossigeno, con rischio di danni cerebrali e morte

Perdita di sangue e conseguente anemia

Qual è la cura?

Non esiste una cura specifica a parte il monitoraggio. Se la madre non ha perdite, non occorrono interventi particolari. In caso di perdite, diventano, invece, necessari il riposo a letto e un attento monitoraggio. In generale, in caso di perdite di sangue si raccomanda di evitare rapporti sessuali. È, infatti, meglio prevenire qualsiasi trauma alla cervice. Analogamente, è sconsigliata ogni attività che possa avviare le contrazioni uterine, come orgasmi o stimolazioni dei capezzoli.

È comunque possibile avere un parto normale?

In alcune madri affette da placenta previa, si verificano soltanto perdite di lieve entità o addirittura non si verifica alcuna perdita. Tuttavia, può rendersi comunque necessario un parto con taglio cesareo. La placenta, infatti, può spostarsi oppure impedire a testa e corpo del bambino di scendere attraverso l’utero. In questi casi, possono verificarsi problemi che vanno dalla distocia (ostruzione del travaglio) fino all’arresto dello stesso.

In caso di perdite di sangue significative:

La madre deve essere ricoverata in ospedale per essere monitorata meglio

La madre potrebbe avere bisogno di una trasfusione per ripristinare il corretto volume di sangue

La madre potrebbe essere sottoposta a esami del sangue volti ad analizzarne la composizione e a prevenire problemi in termini di tempi di coagulazione

Se il gruppo sanguigno della madre è negativo, può essere necessaria un’iniezione di anti-D

Durante il travaglio, il bambino dovrà essere monitorato mediante cardiotocografo o elettrodo posizionato sul cuoio capelluto

Le opzioni di cura puntano a massimizzare il tempo trascorso dal bambino nell’utero, senza, tuttavia, mettere a rischio la sua salute e quella della madre. In genere, in caso di placenta previa, il parto con taglio cesareo è programmato per la 37a settimana di gestazione. Ciò significa che il bambino sarà sufficientemente maturo per respirare in maniera indipendente; se, invece, venisse alla luce prematuro, andrebbe incontro a tutta una serie di problemi di salute.

Ricorda:

Qualsiasi perdita di sangue in gravidanza deve essere valutata da un medico. Anche in presenza di una diagnosi di placenta previa, non bisogna considerare eventuali perdite di sangue come normali. In questi casi, rivolgersi al proprio ginecologo, alla propria ostetrica o al più vicino ospedale.

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